Distorsione della caviglia
L’evento traumatico più comune tra i cestisti, resta il tipo d’infortunio diffuso per diverse categorie di sport (pallamano, calcio, pallavolo…). Infatti nella pallacanestro il collo alto della calzatura non è per nulla casuale, le ripetute provocazioni dei movimenti su piano assiale e frontale durante i cambi di direzione e dei rimbalzi, possono provocare distorsioni di caviglia qualora si azzardassero manovre al di fuori della portata di contenzione ligamentosa.
Cosa avviene alla caviglia al momento del trauma?
Per comprendere l’evento traumatico occorre sapere che la caviglia è composta da due articolazioni chiamate “talo-calcaneale” e “talo – crurale”. La caviglia funge da segmento dell’arto inferiore che collega la gamba al piede. Le strutture che tengono legate la tibia e la fibula, al talo ed al calcagno, sono i legamenti. Più nello specifico vi sono il legamento deltoideo (TCL, TNL, ATTL,PTTL) nel lato interno (medialmente) ed i 3 legamenti del compartimento laterale (fibulo talare anteriore, posteriore e fibulo – calcaneale).
Sinteticamente, durante una distorsione, avviene lo stiramento o rottura totale o parziale di uno o più legamenti. Ciò si può verificare al compimento di due specifici movimenti da parte della caviglia: supinazione o pronazione. Nel primo movimento, la pianta del piede si rivolge verso l’interno e vengono coinvolti i legamenti laterali di caviglia; nel movimento di pronazione, la pianta del piede è rivolta verso l’esterno e provoca il danno alle strutture del legamento deltoideo.
Vi sono più tipi di classificazioni della distorsione di caviglia ma sostanzialemente, si riferiscono all’intensità del danno riportato dal trauma ovvero:
- DISTORSIONE DI 1 GRADO: distensione di alcuni fasci ligamentosi;
- DISTORSIONE DI 2 GRADO: lesione incompleta del legamento;
- DISTORSIONE DI 3 GRADO: lesione totale del legamento con possibile avulsione della sua inserzione ossea.
La modalità d’intervento più indicata una volta verificatosi il trauma è l’adozione del metodo RICE
E dunque riposo, ghiaccio, elevazione e compressione della regione coinvolta dal trauma.
Il podologo e la distorsione di caviglia
Il ruolo del podologo in questo caso, è quello di coordinare il proprio operato in coerenza con il processo riabilitativo post – trauma attuato solitamente dal fisioterapista. Per tanto nella fase acuta e sub acuta (fasi che vanno circa dalla prima settimana alla quinta), il podologo avrà scarso margine d’intervento sulla base del fatto che gli obiettivi terapeutici di queste fasi sono: la riduzione dell’edema, del dolore ed il recupero della forza. Successivamente, si lavorerà per rieducare i legamenti a compiere il loro ruolo senza proporre recidive. Se il fisioterapista si avvale delle strumentazioni apposite per sviluppare la propriocezione dei legamenti di caviglia, il podologo può avvalersi del podoscopio e dell’esame baropodometrico per compiere un monitoraggio periodico dell’appoggio e della biomeccanica dinamica del paziente. Rimane a discrezione dello stesso podologo il tipo di terapia plantare da adottare qualora fosse necessaria. Inoltre, nei casi dove l’assetto coxo – femorale o femoro – tibiale risulti avere delle specifiche caratteristiche di alterazioni assiali rispetto alla norma, il podologo può impegnarsi a tentare di prevenire future distorsioni di caviglia, anche se si trattasse di pazienti che praticano uno sport. La modalità d’azione, resta prevalentemente quella del confezionamento di suolette podologiche su misura al fine di adeguare i compartimenti osteo – articolari del piede alla giusta distribuzione delle pressioni, conquistando una solida stabilità in dinamica ed in statica.